giovedì 5 febbraio 2009

10 MOTIVI PER CREDERE ALLO SCUDETTO


Si entra davvero nel vivo adesso: il Milan non può più sbagliare, la rincorsa all'Inter deve essere martellante e senza un solo errore, anche per tenere dietro la Juventus che fa sempre comodo. I tifosi rossoneri sono sulle spine per Beckham 8rimane o deve tornare in America?) ma soprattutto vogliono capire se davvero questo Mlan è diventato una macchina affidabile e forte o se devono aspettarsi qualche altra defaillance stile Palermo. Proviamo a dare la risposta? Sì, il Milan è 'cresciuto'. Scaramanzia vuole che in vista della partita della prossima giornata tocchiamo tutti ferro, ma nel frattempo ecco 10 motivi per credere nell'impresa.

1) Entusiasmo crescente- Nelle ultime settimane il morale in casa Milan è salito vertiginosamente: merito dei risultati positivi, certo, della bella novità Beckham, dell'allegria e dei gol di Pato, senza dimenticarsi del gesto d'amore di Kakà: tutti questi elementi hanno cementato il gruppo e dato grande carica a tutto l'ambiente, che psicologicamente è ora forte come mai in questa stagione. Non che prima qualcuno remasse nella direzione sbagliata, però certamente ora la squadra è davero coesa, ottimista e conscia di avere grandi potenzialità.


2) Finali in crescendo- E' consuetudine del Milan degli ultimi anni: prima parte di stagione con qualche stento e poi rincorsona nella seconda metà. Se negli anni passati la 'seconda parte in crescendo' veniva concentrata nella scalata europea -obbiettivo peraltro fallito l'anno scorso, e allora i riflessi positivi della rimonta si sono visti, in parte, in campionato- adesso non potrà che essere il campionato il campo di battaglia ove concentrare tutte le forze per il conseguimento di un traguardo atteso ormai dal 2004.

3) Corsi e ricorsi storici- E' venuto in mente a molti, vedendo l'inzuccata di Ambro con la Lazio: il ricordo del suo sigillo scudetto in quell'Olimpico, cinque anni fa. E allora via con i remake: da Pato che ricorda lo Shevchenko dei tempi aurei a Bologna-Milan 1-4 come prima giornata del girone di ritorno, stessa situazione del tricolore 1999; da Abbiati che vola tra i pali, determinante come in quel titolo di dieci anni fa, a chissà quante altre analogie con qualche trionfo del passato. L'auspicio è che la cabala possa, a volte, tramutarsi in realtà!

4) Un attaccante sontuoso- Patinho è migliorato e cresciuto in maniera vertiginosa negli ultimi tempi: l'anno scorso il suo impatto era stato fragoroso e i suoi nove gol pesanti; aveva passato un infortunio ed era sembrato sempre un folletto scoppiettante. Quest'anno era partito più a rilento, con qualche golletto tra settembre e ottobre; poi a novembre la definitiva esplosione, enfatizzata dalle doppiette a Udinese e Roma (dopo la sosta) e consacrata dalla perla alla Fiorentina. Il papero ora è più concreto e segna come un vero bomber, oltre a non accantonare virtuosismi e guizzi d'autore. E' lui il cannone principale di questo Milan.

5) Beckham coi fiocchi- è stato scritto e detto un'infinità di volte: l'ingresso del campione inglese nel campionato italiano ha dato una scossa notevole al Milan. Vero. Beckham con il suo ordine tattico, i cambi di gioco chirurgici e la tempra da leone di Sua Maestà è diventato, in sole 4-5 partite, un uomo chieva per il Milan. L'ultim'ora sul suo contratto sembra vedere i suoi legali in azione per trattare con i Galaxy la sua permanenza in rossonero: Galliani, che domenica notte sembrava largamente ottimista, non si sbilancia. Se Beckham rimane è un'acquisto incredibile e inaspettato (degno di precedenti come Cudicini e Cafù, dati per arrugginiti e ivece ancora fenomenali), se va via avrà comunque dato una spinta vigorosa all'ambiente.

6) Fiducia nel mister- Mister Ancelotti dà fiducia: basta guardarlo, sulla panchina del Diavolo, per avere un senso di sicurezza. Per sentirsi 'a casa'. Chi l'avrebbe mai detto, in quell'inverno 2001 in cui sostituì Terim imperatore detronato, che 8 anni dopo sarebbe stato ancora lì, con 400 panchine rossonere in bacheca e 8 trofei speciali regalati alla storia della società? Comandante dal cuore d'oro, Ancelotti sa cosa vuol dire condurre il Milan al trionfo: e il sentore eè che anche questa volta non sbaglierà. Non solo i sentimenti parlano per lui: ha messo da parte -momentaneamente- Sheva, Inzaghi e Ronaldinho in funzione di un modulo (e di un Pato) che rende tantissimo, ha dato fiducia al suo pupillo Seedorf (che nell'ultimo scorcio è in crescita e sta cancellando la prima parte di stagione opaca) e creato un centrocampo solido, ordinato e geometrico con Pirlo e Beckham ben sincronizzati. Se l'è cavata quando la difesa era a pezzi, ora che è recuperato anche Bonera può solo andare meglio. Grande mister.

7) Attributi da vincenti- Rispetto, ad esempio, alla Juventus, il Milan può vatare una serie di campioni molto più esperti e quindi carismatici, già rodati ai successi, e non è un vantaggio da poco. Seppure strepitosi e pimpanti, i giovani bianconeri sono un'incognita che può scoppiare, anche per due gare di fila come con Udinese e Cagliari. Più difficile la sfida con l'Inter, ma in casa nerazzurra potrebbero influire in negativo le convinzioni di essere più forti, di avere già vinto, o semplicemente di essere squadra 'che dà fastidio'.

8) Stimoli da calendario- La difficoltà di un calendario che vede il Milan opposto, nelle ultime giornate, a squadre come Fiorentinan e Roma (tra le altre) potrebbe essere motivo di ottimismo per alcuni e pessimismo per altri: in casa Milan, abituati a vedere i Ragazzi esaltarsi nelle notti da brivido, propendiamo per la prima ipotesi. E' più facile vedere il Milan scivolare con la Cavese che non con il Real Madrid, la storia lo insegna.

9) Una formula collaudata- Il bel Milan degli ultimi tempi si è trovato a brillare attorno al modulo con Kakà e Seedorf in appoggio a Pirlo: come già ripetuto, l'innesto di Beckham ha dato ulteriore smalto e robustezza all'apparato di gioco, che ora sembra perfetto. Nei primi mesi della stagione, anche con questa strategia spesso il gioco sembrava essere casuale, abbandonato a sè stesso, a lanci senza capo nè coda e a discese futili dei terzini. Ora invece tutto funziona alla meraviglia: le sovrapposizioni degli esterni, i cross al centro, il possesso di palla curato e delizioso, gli attacchi più decisi ai fortini avversari. Senza un sistema di gioco non si poteva andare da nessuna parte, ora che il Milan ha ritrovato la sua personalità diventa letale.

10) Cuore rossonero- Sarà una tesi forzata, potrebbe sembrare un motivo riempitivo e invece non è così. Sarà fondamentale il cuore rossonero. Quello dei tifosi che cantano per la squadra, quello di Abbiati a volare tra i pali decisivo come da ragazzino. Quello del capitno, alla ricerca dell'ultimo brivido di una carriera leggendaria. Quello di Andreino Pirlo e Clarence Seedorf, i filosofi del pallone, e quello di Genny Gattuso che tornerà tardi ma sta accumulando una voglia di mangiare il campo da fare paura. Il cuore rossonero di Ricky Kakà, che già ha fatto etica e che ora aspetta la ricompensa dal campo. Il cuoricino rossonero di Pato, che non è più quello esibito dopo i primi gol (i gossip dicono si sia mollato con la fidanzatina) ma quello che pulsa nel petto di un fuoriclasse che farà tanta strada con le strisce del Diavolo addosso. Il cuore rossonero di tutti i Ragazzi, anche quelli come l'immortale Super Pippo che dalla panchina soffre come il più agitato Galliani di turno. Lo scudetto si deciderà sul filo dei nervi e sarà, probabilmente, una faccenda di cuore.

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